Riconoscere e distinguere la depressione e l’apatia
15 Febbraio 2021

La depressione e l’apatia sono comuni disturbi neuropsichiatrici, spesso compresenti in diverse sindromi patologiche.
Sono disturbi non semplici da distinguere perché condividono diversi sintomi principali.
La depressione è un’alterazione dell’umore connotata da una eterogeneità di sintomi come tristezza, vissuti di disperazione, insoddisfazione per le consuete attività piacevoli, diminuzione o assenza di motivazione, perdita di interesse per le attività quotidiane, vissuti di inutilità e ridotta autostima.
Se prendiamo queste caratteristiche, si può notare già una sovrapposizione tra depressione ed apatia: la mancanza di motivazione e la perdita di interesse.
Tuttavia, l’apatia ha un costrutto specifico che, sulla base di certe caratteristiche cognitive ed emotive, consente di differenziarla dalla depressione.
Nell’apatia, infatti, nonostante si riscontri una perdita di motivazione e di interessi, ci sia una riduzione del comportamento orientato agli obiettivi o una diminuzione dell’azione volontaria, non è presente il vissuto di tristezza, il senso di inutilità o la disperazione.
Il soggetto apatico, diversamente da quello depresso, è un soggetto più passivo, poco preoccupato delle condizioni di salute. Presenta uno stato di appiattimento emotivo che lo rende indifferente a situazioni che solitamente scatenano una reazione emotiva.
Il depresso, di contro, sperimenta e manifesta il disagio emotivo: si sente letteralmente triste, si lamenta di se stesso e del mondo, si colpevolizza, si percepisce inferiore e senza speranza. Inoltre, nelle situazioni sociali ha delle risposte emotive, si demoralizza, si incupisce, si sente fuori luogo e tende intenzionalmente ad evitarle.
Le differenze tra apatia e depressione rendono, dunque, importante una corretta analisi della ridotta motivazione e perdita di interessi, perché questi fattori possono sì essere sovrapposti, ma avere significati diversi ed essere indici di condizioni psicopatologiche distinte e precise.
Per tale motivo una cosa è la sindrome apatica che caratterizza l’apatia come disturbo specifico, un’altra è l’apatia come sintomo della depressione.
Queste riflessioni acquisiscono ancora più importanza quando si entra nel campo delle malattie neurologiche.
Nei disturbi neurodegenerativi come la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la demenza frontotemporale e quella sottocorticale, la depressione e l’apatia sono frequentemente presenti e, come dimostrato da numerosi studi, possono essere i primi campanelli di allarme che precedono il processo di deterioramento cognitivo.
Depressione e apatia possono coesistere in una patologia neurodegenerativa, tuttavia vi sono studi secondo i quali è possibile distinguerle tra loro.
La depressione compare spesso nelle prime fasi della malattia, quando il paziente ha consapevolezza dei sintomi neurologici ed è considerata una reazione alla conoscenza della diagnosi. L’autostima subisce un brusco calo, la persona si critica e si svaluta.
E’ anche vero però che, in altri casi, la depressione può essere presente senza che ancora ci sia stata una diagnosi, può non essere accompagnata da tristezza, disperazione e bassa autostima, ma il paziente comunque percepisce e manifesta una visione negativa, tendenzialmente pessimistica della realtà.
Diversamente, come scritto sopra, nell’apatia manca questa prospettiva pessimistica di sé e del mondo.
Nella demenza frontotemporale, l’apatia è uno dei primi segni di alterazione comportamentale e di personalità a causa della quale la persona si sente demotivata e priva di energia, senza però che sia intaccata l’autostima. Essa può precedere anche di alcuni anni la comparsa delle alterazioni cognitive.
E’ stato rilevato che nei pazienti con demenza frontotemporale l’apatia è più grave mentre la depressione meno grave rispetto a chi soffre di morbo di Alzheimer, dove prevale la depressione.
Inoltre, in queste malattie, tanto più gravi sono depressione e apatia, maggiore nel tempo può essere il danno cognitivo.
Il legame tra emozione e cognizione
Come mai c’è questa connessione tra alterazioni dell’umore e deterioramento cognitivo?
Una possibile spiegazione è data dal fatto che apatia e depressione condividono il danno di alcune reti neurali responsabili sia dell’umore e comportamento sia di alcune capacità cognitive quali pianificazione e giudizio critico. Per cui, ad esempio, nella demenza frontale il deterioramento coinvolge la corteccia prefrontale e alcune regioni sottocorticali, deputate proprio alle capacità di problem solving e flessibilità mentale da una parte, alla motivazione ed iniziativa dall’altra.
Un’altra spiegazione, che non sostituisce la prima ma la integra, interpella le anomalie neurochimiche nella trasmissione della dopamina.
Essa è coinvolta nella ricerca e regolazione del piacere, della motivazione e dei comportamenti orientati agli obiettivi. Alterazioni dei circuiti dopaminergici in alcune malattie neurodegenerative sono responsabili tanto dei cambiamenti cognitivi quanto di quelli emotivo-comportamentali.
Infatti, ad esempio, alcune ricerche hanno dimostrato che nei pazienti con morbo di Alzheimer l’utilizzo di trattamenti che potenziano la trasmissione della dopamina (in particolare il metilfenidato) ha un duplice effetto: riduce l’apatia e migliora il funzionamento cognitivo globale dei pazienti, mentre non si hanno effetti sul grado di depressione.
Sebbene questi dati non significhino che si è trovato un trattamento per la demenza perché purtroppo il processo di degenerazione neuronale non viene interrotto, essi portano ulteriori evidenze che nelle demenze l’apatia può essere considerata una sindrome specifica distinta dalla depressione, che l’apatia può essere trattata con agonisti dopaminergici e non con antidepressivi, i quali possono addirittura peggiorare l’apatia.
A fronte di tali conseguenze, è sempre più evidente l’utilità di integrare la farmacologia con interventi non farmacologici che si son dimostrati efficaci nel rallentare il decadimento cognitivo (soprattutto nelle prime fasi della malattia) e migliorare lo stato emotivo dei pazienti.
Il rapporto tra apatia e depressione rimane tutt’ora molto complesso.
Grazie agli studi ed alle ricerche sul campo, però, si sta iniziando a conoscere meglio i meccanismi alla loro base, consentendo di non lasciare confusi questi due costrutti e di poter orientare in modo più preciso gli strumenti terapeutici ad oggi disponibili.
Dott. Spinelli
Riferimenti:
– Starkstein S., Ingram L., Garau M., Mizrahi R. (2005). On the overlap between apathy and depression in dementia. J Neurol Neurosurg Psychiatry, 76: 1070– 1074.
– Levy M.L., Cummings J.L., Fairbanks L.A., et al (1998). Apathy is not depression. Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciences, 10, 314-319.
– Marin R.S. (1996). Apathy: Concept, syndrome, neural mechanisms, and treatment. Semin Clin Neuropsychiatry, 1: 304–314.