Aiutare una persona depressa

Aiutare una persona depressa

La depressione è uno dei disturbi psicologici più diffusi a livello mondiale.
Cogliere i sintomi della depressione non sempre è facile, così come si può incorrere nell’errore opposto di patologizzare una fase di tristezza normale e transitoria.

Sebbene non tutti presentino i medesimi sintomi e con la stessa intensità, si può far caso a dei segnali rivelatori a partire dai quali cercare di approfondire la condizione psicologica di un proprio familiare o di un caro amico.
E’ importante tenere a mente che questi segnali, se presenti, non sono degli indici assoluti e certi di depressione.
Essi vanno interpretati contestualizzandoli al funzionamento che tipicamente caratterizza quella persona.

Per cui ci si può accorgere di alcuni cambiamenti che vanno fuori del suo peculiare modo di essere:

  1. mancato coinvolgimento: perdita di interesse per attività che prima amava o abbandono completo delle stesse;
  2. comunicazione diversa: non cerca o ricerca molto meno scambi comunicativi sia di persona che tramite telefono e chat;
  3. cambiamenti nell’igiene e nel sonno: dorme troppo o troppo poco durante la giornata, non dà più importanza al suo aspetto;
  4. manifestazioni di tristezza e rabbia: si mostra continuamente triste e malinconica, oppure ha frequenti scatti di rabbia e nervosismo anche per piccole cose;
  5. ritiro sociale: esce molto meno o non esce più rispetto ai tempi precedenti, passando molto tempo in casa, evitando attività sociali, feste od uscite precedentemente svolte.

Cosa si può fare se ci si trova dinanzi ad un familiare o un amico che manifesta questi segnali?

Vediamo alcuni consigli da mettere subito in pratica.

  • Usiamo una comunicazione assertiva: non teniamo nascosto l’argomento, ma esprimiamo apertamente al proprio caro le nostre preoccupazioni ed emozioni senza giudicare. Ascoltiamo e forniamo un sostegno incondizionato.
    Ci si può esercitare iniziando le frasi con “sono preoccupato”, “ho notato”, “mi sbaglio se ti dico che…?”, cercando di evitare espressioni che favoriscano un atteggiamento difensivo e di chiusura.
    Stabilire una corretta comunicazione è il primo passo fondamentale.
  • Mostriamo empatia: mettersi nei panni dell’altro per non farlo sentire un peso, provare a capire cosa stia passando e chiedersi come vorremmo che reagissero i nostri cari o amici se stessimo in quella condizione.
    Durante l’interazione cerchiamo di mantenere il contatto visivo, esprimendo comprensione e aiuto: “mi dispiace che tu stia passando tutto questo, io sono qui per te”, “potrei non capire esattamente come ti senti in questo momento, ma voglio aiutarti”.
  • Definiamo i limiti: offrire aiuto ad una persona depressa non significa essere presente in ogni luogo e ogni momento, così come non implica subire comportamenti offensivi ed aggressivi.
    Per cui è importante far capire che ci sono dei momenti più opportuni rispetto ad altri per prestare sostegno, che ci sono anche delle personali esigenze che meritano attenzione e non possono essere trascurate.
    Se vi sono atteggiamenti che feriscono, per quanto si possa comprenderli, è bene comunicare come ci fanno sentire e che non si è disposti a subirli.
    Definire i limiti è, inoltre, importante perché serve a prendersi cura di stessi ed avere le energie pronte nel momento in cui ci dedichiamo alla persona interessata. Se già noi ci sentiamo esausti, il nostro supporto sarà poco utile.
  • Manteniamo la pazienza: il processo di recupero richiede tempo.
    Non abbiamo fretta perché non esiste una rapida soluzione per la depressione. Il rischio di voler vedere dei rapidi cambiamenti può solo determinare frustrazione che si manifesta con rabbia, nervosismo o graduale allontanamento dalla persona che si vuole aiutare.
  • Non illudiamoci: sostenere un proprio caro non significa guarirlo dalla depressione. Se si tratta di disturbo depressivo rimane importante la collaborazione con uno psicoterapeuta e/o psichiatra.
  • Non arrendersi: la persona può rifiutare il nostro aiuto, nonostante ci si è comportati adeguatamente.
    Il rifiuto potrebbe essere una risposta difensiva al fatto che gli altri si sono resi conto del disagio che sta vivendo ed alla consapevolezza che non riesce a venirne fuori. Di fronte al rifiuto cerchiamo di non reagire negativamente, manteniamo il contatto, continuiamo a incoraggiarlo nel chiedere aiuto.

E se sono presenti dei pensieri suicidari?

Se temiamo che il nostro caro familiare o amico possano farsi del male prestiamo attenzione a quello che dice e pensa sul suicidio o forme autolesionistiche, preserviamo la comunicazione in modo che ci sia sempre qualcuno con cui parlare quando sono presenti questi pensieri.
Incoraggiamolo a chiedere un aiuto professionale.

Ricordiamo che la depressione può essere curata e, anche se spesso è necessario l’intervento di una figura competente, tutti noi possiamo comunque contribuire ad offrire un valido sostegno, se fatto nel modo giusto.

Dott. Spinelli

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