Anedonia: diagnosi, sintomi, cause e trattamento
12 Maggio 2023
L’anedonia è considerata generalmente l’incapacità o una ridotta capacità di provare piacere.
Secondo il DSM V, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, l’anedonia consiste in una “riduzione marcata di interesse o di piacere in tutte, o quasi tutte, le attività durante la maggior parte della giornata, o quasi tutti i giorni”.
Quando si parla di anedonia non bisogna pensare alla perdita di piacere per un’attività che è diventata noiosa e per cui si cerca qualcosa di nuovo, ma si fa riferimento all’incapacità di sperimentare piacere per tutte quelle attività che prima, invece, lo generavano.
La diagnosi dell’anedonia è tutto fuorché scontata e richiede alcune riflessioni critiche.
La definizione e l’identificazione dell’anedonia, lontane dall’essere univoche e generalizzabili, vanno contestualizzate ed interpretate all’interno della dimensione soggettiva ed esperienziale della persona.
Risulta importante conoscere il funzionamento precedente ed attuale del soggetto per comprendere se ci siano state modificazioni significative nella sua capacità di sperimentare il piacere.
Infatti, per un osservatore esterno non è così facile capire cosa possa essere piacevole per l’altro e, anche se si ha a disposizione un elenco esemplificativo di attività piacevoli, non è detto che esso possa rappresentare l’esperienza soggettiva di quella precisa persona.
Quello che noi pensiamo essere una fonte di piacere può benissimo non esserlo per qualcun altro.
Per quanto l’anedonia rientri tra i criteri diagnostici della depressione, essa non è sempre associata ad un profondo vissuto di tristezza e di afflizione.
Le ricerche cliniche hanno dimostrato che ci sono persone significativamente tristi, ma in grado di provare piacere e inclini a cercare esperienze gratificanti. Allo stesso modo, vi sono persone anedoniche che però non sperimentano tristezza o vissuti di disperazione.
Nella definizione e diagnosi della anedonia è consigliabile abbandonare l’ottica categoriale che contempla due condizioni ben distinte di assenza versus presenza di anedonia, adottando, invece, una prospettiva dimensionale per cui l’anedonia si muove lungo un continuum che va da bassi livelli ad alti livelli di anedonia.
Infatti, qualsiasi persona può avere delle variazioni del tono edonico, con momenti di riduzione importante di piacere per attività più selettive o, ancora, momenti in cui il grado di anedonia può essere lieve ed abbracciare la maggior parte delle attività.
Nella diagnosi dell’anedonia come sintomo patologico vanno, dunque, considerate la gravità, la durata e l’impatto sulla vita quotidiana dell’individuo nella sua specificità.
Inoltre, l’anedonia può essere indipendente dall’espressione emotiva: un persona può provare piacere, ma non mostrare segni evidenti di godimento.
Questo non significa che non ci sia un’esperienza interna di gratificazione o soddisfazione. Per tal motivo, l’anedonia va distinta e separata dall’alessitimia, ovvero l’incapacità di elaborare, comprendere e descrivere le emozioni.
Tipi di anedonia
La complessità del concetto di anedonia è dato dal carattere multidimensionale del suo costrutto.
L’anedonia è associata al concetto di piacere e, così come ci sono diverse forme di piacere, allo stesso modo vi sono diversi tipi di anedonia.
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Anedonia anticipatoria e motivazionale: l’incapacità o la ridotta capacità di prevedere il piacere associato ad attività future che prima invece erano piacevoli.
La persona ha difficoltà a rappresentarsi come gratificante l’esperienza che deve essere ancora vissuta, con conseguente calo o annullamento del desiderio e della motivazione ad eseguire azioni finalizzate a ricercare l’esperienza stessa. - Anedonia consumativa: l’incapacità o la ridotta capacità di sperimentare emozioni positive durante o subito dopo esperienze precedentemente piacevoli. Lo svolgimento di una attività non costituisce più una ricompensa e non genera un senso di gratificazione.
- Anedonia fisica: l’incapacità o la ridotta capacità di provare piacere da esperienze fisico-percettive come il cibo, il sesso o sensoriali in genere (fare un bagno caldo, ricevere o offrire baci, massaggi, carezze e abbracci, respirare aria di montagna, guardare un bel panorama, ecc.)
- Anedonia sociale: l’incapacità o la ridotta capacità di sperimentare piacere ed interesse per le relazioni sociali. La persona ricerca la solitudine, non ha la spinta a creare connessioni con gli altri o semplicemente a ricercare interazioni sociali.
Cause dell’anedonia
Gli studi in neuroscienze condotti su popolazioni cliniche e soggetti sani hanno individuato il ruolo di alcuni centri cerebrali nella genesi dell’anedonia.
Nello specifico, un’alterazione del sistema di ricompensa che coinvolge l’area tegmentale ventrale, il nucleo accumbens, la corteccia prefrontale, l’ippocampo, l’amigdala, e con essa un malfunzionamento del sistema dopaminergico, sarebbero alla base della difficoltà di perseguire, sperimentare e prevedere il piacere associato ad uno stimolo.
Tuttavia, per non ricadere su posizioni riduzionistiche, è bene specificare che si tratta di una lettura neurobiologica sulla possibile causa dell’anedonia, la quale rimane un costrutto articolato che richiede pertanto un approccio multidimensionale.
Piuttosto che parlare di cause, bisognerebbe parlare di fattori di rischio dell’anedonia.
A tal riguardo, le ricerche hanno evidenziato che il rischio di soffrire di anedonia aumenta in seguito a:
- traumi e maltrattamenti infantili;
- esser cresciuti in un contesto familiare di deprivazione emotiva;
- avere tratti di personalità di pessimismo ed autocritica;
- avere una storia personale di disturbi mentali;
- avere in famiglia qualcuno che ha sofferto di una malattia mentale;
- aver fatto abuso di sostanze;
- avere una malattia fisica grave o cronica;
- sperimentare una forma cronica di stress.
L’anedonia è un sintomo, non una malattia in sé, ed è un sintomo transdiagnostico, ovvero presente in molteplici psicopatologie. Come tale, va compreso nel quadro patologico in cui si esprime perché, a seconda della condizione, può variare la sua natura.
L’anedonia è considerato uno dei sintomi principali della depressione, nell’ambito della quale si esprime soprattutto in forma consumativa. Le ricerche hanno dimostrato che le persone depresse, rispetto ai controlli sani, hanno una reattività emotiva alterata agli stimoli positivi e valutano le esperienze quotidiane come meno piacevoli.
Tuttavia, vi sono degli studi che hanno evidenziato come nella depressione via sia anche una anedonia anticipatoria e motivazionale, per cui i depressi si rappresentano le esperienze future già come poco piacevoli e sono meno motivati a cercare una ricompensa da esse.
L’anedonia è anche un sintomo negativo della schizofrenia, nella quale è stato rilevato un deficit del piacere anticipatorio e di comportamenti finalizzati alla ricerca della ricompensa, mentre rimane preservata la dimensione consumativa del piacere.
Altre condizioni patologiche in cui è presente l’anedonia sono il disturbo bipolare, il disturbo da abuso di sostanze, il disturbo post-traumatico da stress, malattia di Parkinson, autismo, disturbi alimentari, disturbo da dolore cronico.
Trattamento dell’anedonia
Alla luce del suo carattere multifattoriale, il trattamento dell’anedonia va inserito nel preciso contesto clinico della condizione patologica in cui si esprime e implica l’identificazione della natura con cui essa prevalentemente si manifesta.
Ad esempio in caso di anedonia fisica possono essere utili interventi di attivazione comportamentale, medianti i quali la persona, sulla base di un programma settimanale, si apre gradualmente alle esperienze abbandonate o esegue nuove attività con l’obiettivo di stimolare i circuiti cerebrali di ricompensa ed avviare un ciclo di feedback positivi, partendo dal riconoscere ed assaporare anche il più piccolo vissuto di gratificazione.
In questo senso, anche gli interventi di mindfulness, con particolare focus sulla dimensione somatica (body mindfulness), centrati sullo sviluppo della capacità di assaporare il momento esperienziale nel qui ed ora, trovano un razionale terapeutico.
Se l’anedonia è prevalentemente sociale, gli interventi di attivazione possono includere la promozione di occasioni programmate di interazione durante le quali la persona registra i propri vissuti cognitivi ed emotivi e li affronta insieme al proprio terapeuta.
Se viene identificata un’anedonia anticipatoria, l’intervento può orientarsi sul contrastare l’evitamento e favorire lo svolgimento di attività congrue con i valori ed il sistema di interessi della persona affinché, nel tempo, si possano ricevere rinforzi che consentano di reinterpretare le aspettative negative di partenza.
In caso di anedonia consumativa, oltre all’attivazione comportamentale, anche in questo caso possono risultare utili interventi di mindfulness: durante l’esperienza la persona impara a sviluppare un contatto consapevole e non giudicante con le sensazioni fisiche ed emotive presenti, accettando la realtà così com’è nel suo fluire naturale. Nel tempo apprende a riconoscere i segnali che predicono la ricompensa e aumenta il contatto percettivo-sensoriale con gli stimoli naturalmente gratificanti.
Inoltre, sul piano farmacologico, se l’anedonia è un sintomo che rientra in un quadro di depressione, la terapia può prevedere farmaci antidepressivi SSRI; mentre nel caso sia un sintomo della schizofrenia, l’intervento verterà su antipsicotici con o senza SSRI.
Lo stesso discorso riguarda le altre condizioni patologiche nell’ambito delle quali l’anedonia può manifestarsi.
Dott. Spinelli
Riferimenti:
– De Fruyt J., Sabbe B., Demyttenaere K. (2020). Anhedonia in Depressive Disorder: A Narrative Review. Psychopathology, 53(5-6):274-281.
– American Psychological Association (2015). Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 5th edn. American Psychological Association, Washington, DC.
– Ho N., Sommers M. (2013). Anhedonia: a concept analysis. Arch Psychiatr Nurs 27:121–129.