Ossessioni sul suicidio e pensieri suicidari: quali differenze?
31 Agosto 2021
Tra le forme del disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è presente la paura persistente di arrivare a ferire se stessi sino a togliersi la vita.
Il DOC può essere caratterizzato, infatti, anche da ossessioni sul suicidio. Non esiste un nome specifico per questo tipo di DOC che, per semplificare verrà indicato con l’acronimo S-DOC, ma è un disagio riscontrato sempre più frequentemente in ambito clinico.
Sintomi comuni dell’S-DOC e circolo vizioso
L’S-DOC parte da un pensiero o un’immagine spaventosa, intrusiva e angosciante di suicidio (l’ossessione) e prosegue con un processo estenuante finalizzato a capire e scongiurare se si vuole effettivamente togliersi la vita (la compulsione).
Le ossessioni sul suicidio, come altre forme di ossessioni riscontrate nel DOC, sono cognizioni, immagini o pulsioni intrusive, persistenti e indesiderate che invadono la mente di una persona.
Ad esse si accompagnano le compulsioni soprattutto sotto forma di ruminazione mentale, ma anche di comportamenti manifesti.
Come in ogni forma di DOC, si instaura un circolo vizioso che alimenta il disturbo, cronicizzandolo e rendendolo sempre più gravoso nella vita quotidiana.
Le ossessioni sul suicidio generano angoscia; questa ansia si traduce nei successivi atti mentali o comportamentali con cui la persona cerca di ridurla o di bloccare i pensieri intrusivi.
Il sollievo provato nel non avere i pensieri o nel ridurre l’ansia rafforza le compulsioni che mantengono i sintomi del disturbo. In questo modo, però, la persona non apprende a tollerare l’ansia e non si da la possibilità di scoprire che, interrompendo l’attività ruminativa o i comportamenti di sicurezza, la catastrofe immaginata non si verifica.
Le ossessioni sul suicidio possono verificarsi in qualsiasi momento o in qualsiasi luogo, spesso sembrano spuntare dal nulla e possono essere innescate tanto da attività piacevoli quanto spiacevoli.
La paura che si ripresentino crea quella che viene definita ansia secondaria, per cui la persona cerca di identificare tutti possibili fattori che scatenano le ossessioni per evitarli.
Tuttavia, come ogni ossessione, ci si rende conto che diventa sempre più difficile prevenirne la comparsa: più si rumina e più si tenta di contrastarli, più esse si accrescono di intensità e frequenza.
Secondo alcuni clinici, le ossessioni suicide rappresentano una forma inconscia di una reale ideazione suicidaria, oppure si tratterebbe di una forma di difesa in risposta a qualche impulso inconscio inaccettabile.
In realtà, le ricerche scientifiche hanno dimostrato che il disturbo ossessivo compulsivo può essere caratterizzato da pensieri intrusivi sul suicidio e che questi non hanno nulla a che fare con l’ideazione suicidaria.
Le ossessioni sul suicidio differiscono dai pensieri suicidari in quanto non derivano dal desiderio genuino di uccidersi.
In realtà le persone con l’S-DOC spesso sentono esattamente l’opposto, ovvero desiderano vivere.
Spesso si oppongono al suicidio moralmente o religiosamente e si sentono terrorizzate dalla possibilità che i loro pensieri possano indurli involontariamente ad agire in un modo che li porti accidentalmente alla morte.
Le ossessioni
Le ossessioni sul suicidio generalmente implicano la paura di perdere il controllo delle proprie azioni arrivando a togliersi la vita nonostante non lo si voglia fare.
Pertanto, i pensieri di solito assumono la forma dubbiosa tipica del “e se…?”.
Ad esempio:
- E se ho un esaurimento nervoso e perdo il controllo della mia volontà?
- E se impazzissi e non riesco più a capire quello che sto facendo?
- E se, impulsivamente, mi butto giù da un ponte o un balcone?
- E se sono gravemente depresso senza saperlo e mi voglio togliere davvero la vita?
- E se faccio qualcosa per farmi del male senza rendermi conto che lo sto facendo?
E così via.
Le compulsioni
Le compulsioni che seguono le ossessioni sul suicidio, come tutte le compulsioni, mirano a ridurre l’angoscia o a contrastare i pensieri intrusivi, intrappolando la persona in una dinamica di ricerca e controllo di informazioni e dell’ambiente per assicurarsi che il rischio di suicidio venga scongiurato.
Esse possono avere diverse forme.
Compulsioni di controllo
- Controllare mentalmente se ci sono reali intenzioni di farsi del male, monitorando il modo in cui si agisce di fronte agli altri o ciò che si dice agli altri per accertarsi che non vi sia un’ideazione suicidaria
- Controllare i ricordi per cercare di rievocare situazioni in cui ci si può esser fatti del male da soli
- Controllare tutto ciò che può esser stato scritto o detto per ricercare prove che dimostrano la mancata volontà di suicidarsi
- Assicurarsi che non ci sia nulla di letale in casa come prodotti velenosi, strumenti pericolosi, oggetti pesanti, appuntiti, corde ed altro
- Ripetuti controlli del corpo per verificare che non ci siano segni di autolesionismo di cui non ci si è resi conto
Ricerca di rassicurazioni
- Si chiedono rassicurazioni ad altre persone sul fatto che non ci si toglierebbe mai la vita
- Chiedere conferma agli altri che non ci si è mai fatti male di proposito
- Condividere le ossessioni con la speranza che le altre persone ridicolizzino tali pensieri ritenendoli assurdi e non pericolosi rispetto a quanto conoscono della persona
- Ricercare frequentemente su internet o altrove storie di persone suicide per cogliere le differenze rispetto alla propria situazione
Rituali mentali
- Rimuginii e ragionamenti sui motivi per cui non ci si vorrebbe uccidere
- Cercare di sostituire le ossessioni suicide con pensieri piacevoli incompatibili con il suicidio
- Pensare di proposito al suicidio per percepire disgusto o ritrosia alla sola idea
- Impegnarsi nella preghiera o nelle superstizioni credendo che ciò ostacoli la comparsa delle ossessioni o la loro concretizzazione
Insieme alle compulsioni vi sono anche forme di evitamento che hanno lo scopo di non entrare in contatto con situazioni che possono favorire la comparsa delle ossessioni o che possono aumentare il rischio che il timore di togliersi la vita si realizzi.
Alcuni esempi di condotte di evitamento sono:
- Evitare persone che innescano cattivo umore o ricordi negativi
- Evitare luoghi associati ad un potenziale pensiero invadente come stazioni degli autobus o binari dove si teme di non essere in grado di resistere all’impulso suicidario
- Evitare oggetti potenzialmente mortali in casa o fuori di casa
- Evitare di essere soli per la convinzione di non poter farsi del male se ci sono altri intorno a sé
- Evitare la noia in modo tale da essere sempre impegnati in attività fino anche all’esaurimento nel tentativo di distrarsi dai pensieri indesiderati
- Evitare forme di rilassamento o, in certi casi, di dormire troppo perché tali attività abbasserebbero il livello di guardia favorendo la comparsa delle ossessioni o la perdita di controllo della propria volontà
- Evitare film o immagini violente che potrebbero innescare le ossessioni sul suicidio; così come film o storie drammatiche che, generando un umore triste, potrebbero (secondo le convinzioni del paziente) favorire gesti autolesionistici
- Evitare di leggere il giornale o guardare telegiornali per prevenire l’esposizione a notizie di cronaca che possono scatenare le ossessioni
Conclusioni
I pensieri suicidari e le ossessioni sul suicidio sono processi diversi derivanti da diversi fattori interni ed esterni.
Tuttavia, mentre i pensieri suicidari sono egosintonici, ovvero spesso coerenti con l’umore generale di una persona e con i suoi schemi di pensiero (generalmente depressivi), le ossessioni sul suicidio non lo sono. Esso sono egodistoniche, incongruenti con le intenzioni e le convinzioni della persona. Anzi, le ossessioni sul suicidio contrastano con i desideri della persona.
Non a caso, le compulsioni hanno la finalità di dimostrare a se stessi che in realtà non ci si vuole togliere la vita, che ci si vuol proteggere dalle fonti di pericolo e si ricercano i motivi per cui, invece, si ama la vita.
Avviso al lettore
Chi legge, probabilmente, vuole tranquillizzarsi per il fatto di avere “solo” delle ossessioni e non avere “veri” pensieri suicidari.
Vorrei dirgli, però, che questo rientra in quelle forme di ricerca di rassicurazioni, una condotta che, bene ricordarlo, alimenta il “mostro” del DOC.
Essa non dissipa l’angoscia e non riduce le compulsioni. Il sollievo raggiunto è breve, mentre il disturbo continua a nutrirsi.
Per chi soffre di S-DOC, ad oggi vi sono trattamenti empiricamente efficaci, per cui è consigliabile rivolgersi ad un professionista esperto con cui lavorare per la giusta gestione del disturbo.
La prognosi dopo la terapia è abbastanza buona e quasi tutti ritornano ad uno stato di normale funzionamento, recuperando una qualità di vita soddisfacente e piacevole.
Dott. Spinelli
Riferimenti:
– Lack C.W. (2012). Obsessive-compulsive disorder: Evidence-based treatments and future directions for research. World J Psychiatr, 2, 86-90.