Ipocondria e paura di essere malato: cos’è e fattori di mantenimento
20 Febbraio 2020

L’ipocondria è un disturbo che può rientrare nello spettro dei disturbi di ansia, non a caso viene definita anche come ansia connessa allo stato di salute.
La sua caratteristica principale è la convinzione di avere o di stare sviluppando una grave patologia senza avere una prova obiettiva derivante da una corretta valutazione medica che giustifichi una tale preoccupazione.
Inoltre, i pazienti affetti da questo disturbo non ottengono rassicurazioni dagli esiti di una visita specialistica e o, da una parte, continuano a consultare frequentemente i medici pur di cercare di mitigare le loro paure o, dall’altra, evitano ogni tipo di contatto con figure e informazioni sanitarie. Lo scopo di questi due comportamenti è quello di ridurre il disagio e l’ansia che, però, si dissipano solo temporaneamente.
Alla base dell’ipocondria vi è l’interpretazione distorta ed erronea di segni e sintomi fisici, considerati prove di una grave malattia. Tale interpretazione è generata dalla riattivazione di schemi mentali disfunzionali che riguardano la salute fisica, i quali a loro volta si sono costruiti nel corso delle esperienze di vita.
La riattivazione degli schemi o credenze disfunzionali sulla salute avviene in seguito ad eventi critici per la persona come la morte o la malattia di una persona cara, incidenti, comparsa di sintomi somatici prima ignorati, episodi di malessere fisico improvviso, epidemie, esposizione ad informazioni mediche e così via.
Una volta riattivati gli schemi disfunzionali, la persona elabora pensieri automatici negativi o immagini vivide negative con cui interpreta in modo distorto le sensazioni fisiche, considerandole per l’appunto indici di una grave patologia.
Comparso il disturbo, le interpretazioni erronee e gli schemi disfunzionali sono alimentati e mantenuti da quattro importanti fattori: cognitivi, affettivi, comportamentali e fisiologici.
Fattori cognitivi
Tra i fattori cognitivi, un ruolo di primo piano è giocato dall’attenzione selettiva.
La persona ipocondriaca diventa particolarmente attenta alle sensazioni fisiche interne, quali ritmo cardiaco, respirazione, deglutizione, sensazioni gastrointestinali ed anche a caratteristiche fisiche esterne quali macchie sulla pelle, forma e grandezza delle pupille, capelli, asimmetria del corpo, colore della saliva, urine e feci. All’attenzione per tutto ciò che riguarda il corpo si aggiungono anche il particolare interesse e sensibilità per le informazioni medico-sanitarie sulla malattie provenienti dai diversi canali di informazione (tv, internet, radio, libri e riviste).
Un altro fattore cognitivo è rappresentato dalla rimuginazione, ovvero da una attività mentale fatta da catene di pensieri negativi percepiti come incontrollabili con cui la persona cerca di individuare e monitorare i segni precoci di malattia. La rimuginazione, però, contribuisce a mantenere alta l’attenzione sul corpo e sulle sensazioni che vengono, a loro volta, percepite ben di più di quanto si farebbe normalmente.
Un terzo fattore cognitivo sono le distorsioni cognitive quali la minimizzazione di spiegazioni alternative dei sintomi, astrazioni selettive e drammatizzazione.
Ovvero, la persona ipocondriaca svaluta e minimizza risposte mediche o dati che non confermano la presenza di una patologia; astrae solo alcune informazioni, anche quelle meno importanti ma che sono coerenti con la sua idea di avere una grave malattia; drammatizza e da eccessiva importanza ad alcuni sintomi senza considerare il quadro complessivo.
Fattori emotivi e fisiologici
L’emozione prevalente che si affianca alle interpretazioni distorte di segni e sintomi fisici è l’ansia.
Essa determina una normale comparsa di sensazioni somatiche quali sudorazione, aumento del ritmo cardiaco, tremori o tensione muscolare, mancanza d’aria e nodo alla gola, gambe molli, alterazioni del sonno ed altre ancora.
Queste reazioni sono a loro volta interpretare erroneamente dall’ipocondriaco con la conseguenza di alimentare l’ansia e, con essa, l’iperattivazione delle sensazioni somatiche stesse e delle risposte fisiologiche.
In tal modo si acutizza l’attenzione sul corpo e la preoccupazione per la propria salute.
Fattori comportamentali
Tra le risposte comportamentali che mantengono ed alimentano il disturbo vi sono i controlli, gli evitamenti, i comportamenti protettivi e le rassicurazioni.
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Controlli: la persona ipocondriaca effettua ripetuti autoesami per verificare la presenza di alterazioni fisiche e biologiche.
Può tastare il seno o i testicoli per verificare la presenza di noduli; controllare feci ed urine per controllare se ci sono tracce di sangue, colore o odore alterati; respirare profondamente per esaminare il funzionamento dei polmoni; deglutire forzatamente per individuare anomalie alla gola; sentire il polso per monitorare la frequenza dei battiti.
Questi costanti controlli sono altamente controproducenti perché mantengono elevata l’attenzione allarmistica sul proprio corpo e di conseguenza mantengono stabilmente presente lo stato di angoscia.
Allo stesso tempo facilitano la percezione di segni fisici che sarebbero invece ignorati perché obiettivamente innocui; in più portano l’individuo ad interpretare catastroficamente anche quei normali cambiamenti fisiologici che avvengono a seconda dei momenti della giornata e di quello che si sta facendo (alimentazione, lavoro, sforzi fisici, sonno, ecc.) -
Evitamenti: l’ipocondriaco evita situazioni che possono esporlo a informazioni sulle malattie come programmi televisivi, film o letture che attiverebbero il rimuginio sul proprio corpo.
Oppure evita di compiere sforzi fisici per prevenire l’iperattivazione di certe funzioni fisiologiche e, in tal modo, non preoccuparsi degli effetti e dei significati di questi cambiamenti.
Evita inoltre di soffermarsi sulle sue stesse preoccupazioni, cercando di distrarsi.
Tuttavia, questi evitamenti sono rischiosi perché non consentono alla persona di confutare le sue credenze distorte sull’avere una malattia, mentre i tentativi di distrazione intensificano le preoccupazioni stesse. -
Comportamenti protettivi: preoccupato per suoi sintomi, il soggetto ipocondriaco avvia personali procedure di protezione con lo scopo di mitigarli, di prevenire l’insorgenza della malattia immaginata e lenire lo stato di ansia.
Arriva, dunque, ad assumere integratori o medicinali anche se non vi è stata prescrizione medica, monitorare le sue risposte fisiologiche come la deglutizione ed il respiro, riposarsi eccessivamente per contrastare l’attivazione fisiologica e la comparsa di sensazioni fisiche temute, modificare anche certe posture del corpo.
Per quanto questi accorgimenti aiutino nel breve termine a generare conforto, in realtà contribuiscono a mantenere alta l’attenzione sul corpo e sulle sue reazioni fisiologiche, facendo sì che la persona percepisca sensibilmente ogni segnale anche innocuo, poi interpretato catastroficamente in senso patologico.
E, ancora, certi accorgimenti possono realmente determinare sensazioni di disagio che vengono, però, considerate prova di un sintomo anomalo (ad. esempio il riposo eccessivo favorisce l’intorpidimento muscolare o uno stato di intontimento che possono essere interpretati negativamente come dimostrazione che qualcosa che non va).
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Rassicurazioni: angosciato ed alla ricerca di sollievo, la persona inizia a consultare costantemente i medici per trovare risposte rassicuranti sulla natura dei segni fisici che sperimenta o percepisce, si confronta continuamente con familiari o amici per ottenere conforto, si informa su libri di testo e su internet per cercare di dirimere ogni suo dubbio.
Così come i comportamenti protettivi, la serenità dura solo poco tempo, poiché l’ansia e le preoccupazioni sulla propria salute tornano irrimediabilmente alla ribalta.
Inoltre, la difficoltà di accettare come convincenti le risposte rassicuranti avute dai professionisti ed altre fonti di informazioni, porta l’ipocondriaco a coltivare nel tempo sfiducia nei confronti dei professionisti stessi, etichettati come incompetenti, vaghi, bugiardi o non capaci di comprenderlo. Una conseguenza estrema di tale sfiducia è rappresentata dalla consultazione compulsiva di medici sempre diversi o da un vero e proprio scetticismo nei confronti dell’intera Scienza medica.
Uno dei focus dell’ intervento terapeutico consiste nel favorire la consapevolezza del ruolo di questi fattori nel mantenimento e nella acutizzazione del disturbo per approntare piani di azione orientati alla sospensione degli stessi ed alla introduzione di strategie alternative produttive e funzionali al benessere dell’individuo.
Dott. Spinelli
Riferimenti:
– Wells A. (1999). Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia. McGraw-Hill Education