Ansia

“Mi sento agitato. Questa sensazione vorrà pur dire qualcosa. Sento solo che c’è un pericolo!”

L’ansia può manifestarsi mediante i seguenti sintomi:

Emozioni

Emozioni

spiacevoli come apprensione e panico

Comportamenti

Comportamenti

fuga o evitamento di situazioni, continui controlli per evitare errori, frequenti richieste di rassicurazione

Cognizioni (pensieri)

Cognizioni (pensieri)

"accadrà qualcosa di brutto", "non sarò in grado di far fronte a", difficoltà a prendere decisioni, difficoltà di concentrazione e di addormentamento

Sintomi fisici

Sintomi fisici

palpitazioni, sudorazione, vampate di calore o brividi di freddo, nausea, mal di testa, tensione muscolare, perdita di appetito

Disturbi diversi rispetto allo spettro delle patologie ansiose sono accompagnati da sintomi di ansia, ad esempio: depressione, disturbo bipolare, schizofrenia, abuso di sostanze, problematiche di coppia ed interpersonali.

Il modello cognitivo comportamentale considera l’ansia il prodotto di pensieri distorti e comportamenti disfunzionali che vengono attivati ​​da fattori d’innesco o fattori scatenanti, riguardanti spesso eventi di vita stressanti.

Ad esempio, dopo aver incontrato un ingorgo di traffico e arrivando tardi al lavoro, una persona potrebbe avere un pensiero del tipo “così perderò il mio lavoro!”. Questo pensiero potrebbe causare emozioni di paura e di ansia, intense preoccupazioni, richieste di rassicurazioni al direttore che invece può benissimo non essere arrabbiato per il ritardo.

Su di un livello generale, la Terapia cognitivo comportamentale per l’ansia e per tutti quelle patologie che rientrano nello spettro dei disturbi ansiosi, ha l’obiettivo di aiutare la persona ad identificare ed adottare strategie funzionali per modificare i pensieri, ovvero le cognizioni, e le modalità comportamentali che contribuiscono all’insorgenza dello stato ansioso ed al suo mantenimento.

L’idea di fondo è quella secondo cui la ristrutturazione di certi pensieri e delle risposte comportamentali disadattive facilita la riduzione delle emozioni spiacevoli, una loro migliore gestione ed una più pacifica accettazione dei propri vissuti emotivi e dei rischi temuti. E’ frequente, ad esempio, riscontrare nelle patologie ansiose condotte di evitamento di stimoli, persone e contesti. Se è vero che l’evitamento aiuta nel breve termine ad alleviare uno stato ansioso, accade tuttavia che tale condotta finisce per preservarlo ed alimentarlo nel lungo termine.

Si può, dunque, comprendere che tali strategie diventano un focus essenziale, insieme alle cognizioni, dell’intervento cognitivo comportamentale.

Cercando di raccogliere in modo sintetico e schematico, seppure non pienamente esaustivo, i punti di intervento e le strategie adottate, sono di seguito indicati i suoi elementi principali:

  • Psicoeducazione: il terapeuta, insieme al paziente, identifica i sintomi riferiti (nelle sue componenti fisiologiche, cognitive e comportamentali), i possibili fattori causali ed i fattori di mantenimento del problema, per favorire una chiara comprensione del disturbo che sia condivisa da entrambi.
  • Strategie cognitive: identificazione delle convinzioni ed interpretazioni che il paziente fa sui propri sintomi e sulle situazioni vissute, previste e/o immaginate, per avviare un processo di messa in discussione delle stesse e sviluppare modalità di pensiero più funzionali.
  • Strategie comportamentali: sempre in un clima di piena ed aperta collaborazione, terapeuta e paziente costruiscono un programma di esposizione alle situazioni temute, sia in forma immaginativa che nella vita reale, al fine di incrinare le interpretazioni disfunzionali e le aspettative negative, ridurre e sospendere i comportamenti di evitamento e le condotte iper-prudenziali del paziente, potenziare la fiducia nelle proprie capacità di fronteggiamento degli eventi.

La ricostruzione della storia di vita è, inoltre, una parte importante del percorso terapeutico.

Essa consente tanto al terapeuta quanto al paziente di comprendere come mai egli abbia maturato certe prospettive su di sè, sugli altri e sul mondo per cercare di dare un senso, sempre condiviso e mai imposto, a quello che sta accadendo nel presente.

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Altri disturbi di ansia

Attacchi di panico e agorafobia

Attacchi di panico e agorafobia

“Mi è salita improvvisamente l’ansia. Sentivo il cuore battere forte, la testa girava. E se mi veniva un infarto, se fossi svenuto? E’ terribile, mi son sentito come se stessi per morire”

Disturbo ossessivo compulsivo

Disturbo ossessivo compulsivo

 “L’altro giorno ho visto due ragazzi che si baciavano. Poi a casa mi è tornata questa immagine. Mi sono infastidito molto, ho iniziato a preoccuparmi e continuo a pensarci. Non è che sto diventando omosessuale? Ormai me lo domando di continuo”

Fobie specifiche

Fobie specifiche

“I cani ormai mi fanno sentire terrorizzato. Non riesco più ad uscire per godermi una passeggiata. Mi giro intorno, con ansia, per controllare se ce n’è qualcuno in zona. Mi sento bloccato! E troppo agitato! Allora capita spesso che evito di uscire”

Disturbo d’ansia generalizzata

Disturbo d’ansia generalizzata

“Il problema è che mi preoccupo troppo, di tutto. Mi rendo conto che non riesco a smettere di preoccuparmi. Questa cosa mi sta rovinando la vita, non mi rilasso, mi sembra di impazzire, di non avere più il controllo!”

Disturbo d’ansia sociale

Disturbo d’ansia sociale

“Se devo uscire e andare tra la gente mi sale l’ansia. E se non riesco a coinvolgermi? Se rimango zitto, tutto da solo? Ho paura di non sembrare interessante e, se ci provo, posso dire delle sciocchezze, essere persino stupido agli occhi degli altri. Sarebbe davvero imbarazzante!”