Gelosia patologica: distorsioni cognitive, processi meta-cognitivi ed interpersonali alla base
3 Novembre 2018
La gelosia può rappresentare un serio problema nei rapporti sentimentali. Se, da una parte, una “giusta dose” di gelosia è considerata comunemente indice di interesse verso il partner e serve, almeno nelle prime fasi, a solidificare il rapporto, quando diventa smisurata è in grado di provocare ansia, depressione, disperazione, rabbia e portare ad intimidazioni, tentativi di controllo, violenza sino addirittura all’omicidio.
Diverse teorie sono state formulate per cercare di offrire una spiegazione di cosa sia la gelosia e come prenda forma. Tra di esse l’approccio cognitivo-comportamentale si è concentrato sulle interpretazioni distorte, sui processi meta-cognitivi ed interpersonali che danno origine alla gelosia e soprattutto la mantengono presente, spesso alimentandola e trasformandola in un catenaccio soffocante per entrambi i partner.
Vediamo nel dettaglio i fattori implicati
1) Schemi cognitivi
Come nei disturbi d’ansia, la gelosia è caratterizzata da una sovrastima della minaccia e da una focalizzazione attentiva sul pericolo paventato.
In altri termini, l’individuo geloso tende ad interpretare in modo errato informazioni che sono obiettivamente neutre e le considera, invece, degli indizi minacciosi per la sua relazione sentimentale.
Ad esempio, il fatto che la propria ragazza possa ritardare nel tornare a casa o possa non rispondere al telefono, viene attribuito all’essersi soffermata con un possibile amante, piuttosto che ad un semplice inconveniente sopraggiunto in quel momento. Allo stesso tempo, la persona gelosa focalizza la sua attenzione su ogni minino dettaglio che, secondo le sue convinzioni distorte, confermerebbe le sue paure.
Un esempio al riguardo è che si concentra sul fatto che il partner è al telefono a chattare e, piuttosto che pensare che stia chiacchierando con qualche amico, suppone che lo stia facendo con un presunto rivale in amore.
Altre distorsioni cognitive, inoltre, concorrono ad incrementare ansia e comportamenti coercitivi nella persona gelosa:
– Lettura del pensiero: questa distorsione consiste nel credere di poter conoscere letteralmente la mente dell’altro.
Il geloso può pensare del partner: “lei/lui è interessata/o a lei/lui (ovvero un conoscente, un amico o uno sconosciuto)”, senza considerare minimamente che possa trattarsi solo di una sua paura e non di un dato di fatto.
– Personalizzazione: consiste nell’attribuire a se stessi quello che accade intorno. Esempio: il partner passa del tempo al cellulare, allora è perché non lo trova più interessante o attraente.
– Catastrofizzazione: riguarda il pensare allo scenario peggiore che possa realizzarsi, senza ipotizzare alternative plausibili.
Il geloso può dirsi: “abbiamo litigato, ormai è finita, mi lascerà!”
– Generalizzazione: questa distorsione porta a considerare una singola esperienza come prova generale per tutte le altre.
Ad esempio: “oggi dovevamo andare in pizzeria solo noi due, ma sono già 15 minuti che aspetto sotto casa. Quando si tratta di me, fa sempre ritardo!”.
2) Schemi emozionali
Una delle distorsioni cognitive che caratterizzano la persona gelosa è il cosiddetto “ragionamento emozionale”, ovvero la convinzione che la realtà si basa sulle sensazioni o le emozioni che si provano.
Un esempio di ragionamento emozionale è dirsi: “se ho paura, allora significa che c’è un reale pericolo!”
Nel caso della persona gelosa, la sua intensità emotiva viene usata come prova che la minaccia è reale, per cui può dirsi: “sono geloso, quindi la mia relazione è davvero in pericolo”; oppure “(riferendosi al partner) ti stai comportando male, altrimenti non sarei geloso!”
3) Credenze centrali
La gelosia è spesso legata a credenze/convinzioni fondamentali su di sé e sugli altri. Le credenze centrali problematiche (che si costruiscono nel corso della propria vita), possono comprendere l’idea di essere una persona sbagliata, difettosa, cattiva, che non merita amore o, viceversa, anche l’idea di essere sempre adeguata, di dover essere sempre apprezzata o di dover meritare un trattamento speciale.
Le credenze sugli altri, invece, possono includere l’idea che gli uomini non sono affidabili, che le persone sono rifiutanti, manipolative o esseri inferiori rispetto a sé.Quando è presente una rappresentazione di sé precisa e ben consolidata, essa può facilmente condizionare i giudizi che si esprimono sulla realtà circostante e su quello che ci si aspetta dagli altri.
Nel caso del geloso, ad esempio, una convinzione centrale su di sé può far riferimento all’idea di non essere una persona desiderabile sessualmente o di non essere attraente. Si può supporre allora che, in presenza di tali rappresentazioni, la relazione possa diventare fonte di angoscia perché il rischio di essere lasciati viene vissuto in ogni momento.
Chi ha la credenza di essere un individuo non desiderabile sessualmente o non attraente, con molta probabilità esperirà un’importante quota di gelosia nei confronti del partner e cercherà di proteggersi da ogni pericolo.
4) Processi meta-cognitivi
Cercando di sintetizzare, i processi meta-cognitivi si riferiscono alle valutazioni che le persone fanno sui loro stessi processi mentali.
Ad esempio, nei disturbi di ansia, in particolare nel disturbo d’ansia generalizzato, vi sono (tra le altre) delle valutazioni positive sul fatto stesso di preoccuparsi.
La persona che ne soffre può dirsi: “preoccuparsi è utile, mi serve per tenere sotto controllo tutti gli imprevisti”. Ovvero, come si evince da questa espressione, la persona sta valutando (“è utile”) un suo processo mentale (il preoccuparsi). Questo processo meta-cognitivo, però, contribuisce a mantenere alto il proprio livello di allerta ed incrementa lo stato d’ansia già presente.
Allo stesso modo, la persona gelosa crede che la sua iper-vigilanza la aiuti a difendersi da ogni sorpresa, la prepari al peggio e le consenta di saper reagire ad ogni evenienza, evitando di essere colta alla sprovvista. Come l’ansioso, chi soffre di gelosia ha paura, dunque, di allentare la guardia; la sua mente è pervasa da pensieri di gelosia, previsioni e da ricordi relativi ad esperienze di minaccia.
Tuttavia, simile all’ansioso, è colto da un dilemma: da una parte crede che la sua gelosia lo protegga, dall’altra teme che possa fargli perdere il controllo.
Di conseguenza cerca di “controllare” la sua gelosia sopprimendo ogni pensiero, cerca rassicurazioni o evita tutte le situazioni che danno origine alla gelosia, ma paradossalmente, così facendo, la mantiene sempre in essere.
5) Intolleranza dell’incertezza
Il geloso giudica intollerabile l’incertezza riguardo l’interesse del partner nei propri confronti; in altre parole non sopporta il dubbio di essere il solo amato e desiderato dal partner.
Il geloso esige certezze assolute, non è in grado di accettare alcun rischio, per cui cerca a tutti i costi di distruggere i suoi dubbi cogliendo indizi, cercando garanzie o arrivando persino a mettere alla prova il partner stesso.
Tuttavia, questi tentativi raramente danno gli esiti sperati: infatti qualunque sia il materiale raccolto per raggiungere la sicurezza, esso non sarà mai considerato sufficiente dal geloso. Allo stesso tempo non sempre è obiettivamente possibile raccogliere prove ritenute rassicuranti (ad esempio, non è facile trovare evidenze che un dato pomeriggio il proprio partner abbia fatto ritardo per un imprevisto, se non con vere e proprie videoregistrazioni).
Accade allora che la persona gelosa è spinta ad incrementare le sue richieste di certezza, riversando in uno stato d’ansia maggiore.
6) Strategie interpersonali patologiche
L’individuo geloso crede di dover “agire”, di ottenere il controllo e di scoprire “cosa sta succedendo”. Di conseguenza, attiva modalità interpersonali problematiche che acuiscono le sue incertezze.
Esempi sono la continua ricerca di rassicurazione al partner chiedendogli insistenti dimostrazioni verbali e non verbali di fedeltà ed amore; critica e sminuisce pesantemente ogni possibile persona da lui considerata rivale; rivolge continui attacchi al partner perché in preda alla rabbia ed alla paura; cerca di mantenere un ferreo controllo sulle sue amicizie e spostamenti; minaccia di porre fine al rapporto; pensa di difendersi essendo lui stesso infedele; può far abuso di sostanze.
Queste modalità, però, hanno solo ripercussioni negative sul rapporto stesso e sul partner. E’ plausibile immaginare che il partner si innervosisca, si scoraggi, inizi a spaventarsi, sino a raffreddarsi e ad assumere condotte legittimamente evitanti od ostili. Si sta creando rapidamente il terreno per coltivare una vera e propria insoddisfazione per il rapporto, spingendo il partner a chiudere il rapporto stesso o invaghirsi di un altro.
Se la gelosia, piuttosto che arricchire e vivacizzare il rapporto, lo contamina e diventa fonte di costante ansia e tensione per sé o entrambi i partner, è importante cercare di soffermarsi a riflettere se non sia il caso di agire per modificare certi pensieri e condotte nocive per la relazione.
Essere troppo e costantemente gelosi, là dove il “troppo” riguarda l’impatto deleterio che la gelosia ha sul benessere di sé e della coppia, ed il “costantemente” si riferisce alla persistenza della gelosia, è il segnale per intervenire prima di giungere alla distruzione della relazione o ad esiti più gravi (come purtroppo la cronaca spesso informa).
Ricordiamoci che chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma di maturità nel voler affrontare costruttivamente il problema e salvare il rapporto affinché le paure lascino spazio ad un sano amore e al rispetto verso chi sta condividendo con sé la propria vita.
Dott. Spinelli
Riferimenti:
– Robert L.L., Dennis D.T. (2008). Cognitive Behavioral Therapy for Jealousy.International Journal of Cognitive Therapy, Vol. 1, No. 1, pp. 18-32.